Diluvio di fuoco by Ghosh Amitav

Diluvio di fuoco by Ghosh Amitav

autore:Ghosh, Amitav [Ghosh, Amitav]
La lingua: eng
Format: epub, azw3, mobi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


12.

La Hind aveva percorso solo poche miglia lungo il fiume quando Raju corse giù a cercare Zachary, impegnato nell’inventario del carico d’oppio malwa di Mr Burnham in una delle stive della nave.

«Mr Reid, signore!» gridava il ragazzo. «Venite, presto».

«Venire dove, kid-mutt?»

«Nella cabina, signore».

La cabina assegnata a Zachary era nel casseretto e, come promesso da Mr Burnham, era abbastanza spaziosa. Cosa provvidenziale, dal momento che le stive della Hind erano state riempite all’inverosimile con le armi, l’equipaggiamento e i bagagli dei Bengal Volunteers. Lo spazio d’immagazzinaggio era così scarso che Zachary aveva dovuto piazzare cinque casse d’oppio nella propria cabina, lasciando Raju ad accertarsi che fossero adeguatamente sistemate e coperte con una tela cerata.

«Hai finito con le casse, kid-mutt?»

«No, signore, non ho potuto».

Lo spavento nella sua voce indusse Zachary a guardarlo meglio.

«Cos’è successo, kid-mutt?» chiese in tono più dolce. «Cosa c’è?»

«Venite a vedere, signore».

«D’accordo, vengo».

Con Raju alle calcagna, Zachary si fece strada nelle viscere della nave, oltre la chiassosa confusione dell’interponte, su fino al ponte di coperta e oltre la sala mensa. Ciò che vide sbucando nel corridoio che portava alla sua cabina era sorprendente: tutto il suo bagaglio, comprese le cinque casse d’oppio, era stato sbattuto fuori.

Più stupito che indignato, si rivolse a Raju: «Cos’è successo, kid-mutt? Chi è stato?»

Raju si limitò a un gesto muto in direzione della cabina. «Ho cercato di fermarli, signore...»

Dalla soglia, Zachary vide con stupore che nelle cuccette erano distesi due giovani tenenti in uniforme: si erano tolti solo lo sciaccò e avevano la spada stretta al fianco e gli stivali ai piedi, che premevano contro le paratie.

La disinvolta brutalità di quell’usurpazione lo lasciò di stucco, tanto che non riuscì a mantenere la calma. «Cosa diavolo ci fate nella mia cabina?»

«La sua cabina?»

Uno dei tenenti si tirò su dalla cuccetta e andò dritto da Zachary. Era un giovanotto magro, brufoloso, ma la mole modesta era ampiamente compensata da sussiego e sarcasmo.

«Lei è in errore, signore» disse, col naso a un palmo da quello di Zachary. «Questa non è la sua cabina. È stata riassegnata».

«Per ordine di chi?»

D’un tratto si udì un’altra voce: «Per ordine mio, signore».

Girandosi, Zachary si trovò di fronte un altro ufficiale.

«Sono il capitano Mee del Bengal Volunteers; e sono il comandante dei soldati su questa nave. È su mio ordine che questa cabina è stata riassegnata».

Era un uomo di complessione e statura imponenti: anche senza lo sciaccò con le guarnizioni dorate superava Zachary di tutta la testa. Una fusciacca gialla gli attraversava diagonalmente l’ampio petto, dalla spallina destra alla vita. Il naso aquilino gli conferiva un’espressione di naturale disdegno, e la mascella robusta testimoniava di un temperamento focoso e quasi fremeva mentre il capitano fissava Zachary con occhi duri, minacciosi.

«Non aveva alcun diritto di riassegnare la mia cabina, signore» obiettò Zachary. «Solo il capitano della nave ha tale autorità».

«Si sbaglia, signore» disse Mee. «Al momento, questa imbarcazione è una nave trasporto truppe. Il personale dell’esercito ha la precedenza assoluta».

«Signore, questa cabina mi è stata assegnata dall’armatore in persona» ribatté Zachary, cercando di apparire ragionevole.



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